Un cibo plastico

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Pubblicità delle Big Babol

La gomma da masticare, detta anche gomma americana, in inglese chewing gum, è un prodotto dolciario che a differenza di tutti gli altri cibi non deve essere mangiato, ma soltanto masticato.

Le Big Babol (a volte scritto BigBabol) sono una marca di gomme da masticare, particolarmente in auge negli anni ottanta e novanta.

Sito ufficiale: Big Babol


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Una favola che parla della plasticità

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 (fonte)

Un discepolo, verso metà mattina, andò a bussare alla porta del Maestro.

«Chi è?», chiese il Maestro.
«Rinzo».
Il Maestro gli urlò di andarsene.

Rinzo andò via, sorpreso e senza capire.
Ritornò nel pomeriggio e bussò di nuovo alla porta, ma più timidamente.
«Chi è?», chiese il maestro.
«Rinzo».
Anche stavolta il Maestro gli urlò di andarsene.

Rinzo si avviò verso casa, molto rattristato e sconcertato.
Passò tutta la notte insonne, a soffrire e riflettere.
Perché il Maestro non l’aveva ricevuto? E perché era stato così sgarbato?

Il giorno dopo, all’alba, con gli occhi gonfi e il cuore incerto, andò per la terza volta a bussare alla porta del Maestro.
«Chi è?».
Rinzo stette zitto per qualche secondo. Stava per andarsene.

Il Maestro, con voce un po’ risentita, richiese: «Chi è?»
«Non lo so… sono confuso...», rispose con un fil di voce il discepolo.

«Ah, Rinzo, sei tu…!», disse il Maestro. «Spingi la porta, entra!».


Riscrittura di una famosa favola giapponese zen, anche riportata in Jean-Claude Carrière, Il circolo dei cantastorie. Storie, storielle e leggende filosofiche del mondo intero, 1998, Garzanti, Milano, 1998.

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Un personaggio con doti plastiche

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Beorn, personaggio dell'universo di Arda (fonte)

Beorn è un personaggio di Arda, l'universo immaginario creato dallo scrittore inglese J. R. R. Tolkien. Compare solo nel romanzo Lo Hobbit, ma viene anche citato ne Il Signore degli Anelli.

All'interno del corpus dello scrittore, Beorn è un mutatore di pelle che vive tra le Montagne Nebbiose e Bosco Atro. Aiuta Gandalf, Bilbo Baggins e i tredici nani capitanati da Thorin Scudodiquercia durante il loro viaggio verso la riconquista di Erebor e, successivamente, nella battaglia dei cinque eserciti contro gli orchi.

Sito dedicato all'autore: Tolkien Society

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Una pubblicità che tratta la plasticità

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3Doodler è una penna che permette di disegnare in tre dimensioni.

E’ un estrusore del tutto simile a quelli in uso nelle stampanti 3D, ma non è controllato da nessun braccio meccanico o scheda elettronica.

Al posto dell’inchiostro viene rilasciata la plastica PLA o ABS che al contatto con l’aria si raffredda permettendo di “disegnare” strutture solide.
3Doodler consente quindi di scrivere in modo tridimensionale e non richiede nessun software o collegamento ad un computer per il suo funzionamento. Necessita solo di essere attaccata alla spina della corrente e di essere utilizzata con tanta creatività.

Link sito del produttore

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Una presenza letteraria nel mondo antico della plasticità

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La divinità greca Proteo (fonte)

Il tema della plasticità delle forme ha una lunga storia nella letteratura.

Esseri umani o altre creature capaci di mutare forma sono sempre state create dall’uomo nei suoi racconti fin dai tempi del mito.

Il pantheon di molte mitologie include divinità e altre creature soprannaturali capaci di assumere le sembianze di animali o di mortali. Nella mitologia greca, l'esempio per eccellenza è Proteo, che poteva assumere qualunque aspetto a meno che non lo si immobilizzasse; ma anche gli dèi dell'Olimpo spesso si trasformavano in animali (Zeus, per esempio, si trasformò in cigno per sedurre Leda).

Dalla sua capacità di trasfigurarsi scaturisce il termine proteiforme, che sta a indicare un essere in grado di mutare la propria forma in ogni momento, oppure l'accezione proteo riferita a una persona che cambia spesso opinioni o parola, per cui di un uomo variabile si dice che è un Proteo.

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Un luogo che rappresenta la plasticità

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Antelope Canyon - Arizona (fonte)

L’Antelope Canyon è lo slot canyon più visitato degli Stati Uniti sudoccidentali. Si trova sulla terra Navajo vicino a Page in Arizona.

L'Antelope Canyon consiste di due formazioni separate, chiamate Antelope Canyon superiore e Antelope Canyon inferiore. I due tratti sono separati dalla strada 98.

L'Antelope Canyon (così come gli altri slot canyon) si è formato nel corso di milioni di anni a causa dell'erosione dell'arenaria da parte dell'acqua e del vento e questo processo ha creato delle conformazioni rocciose incredibili.

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Una poesia che canta la plasticità

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The Waste Carpet


William Matthews


L'autore (fonte)

No day is right for the apocalypse,
if you ask a housewife in Talking
Rock, Georgia, or maybe Hop River,
Connecticut. She is opening a plastic bag.
A grotesque parody of the primeval muck
starts oozing out. And behold,
the plastic bag is magic;
there is no closing it. Soap
in unsoftened water, sewage, asbestos
coiled like vermicelli, Masonite shavings,
a liquefied lifetime subscription
to The New York Times delivered all at once.
Empty body stockings, limp, forlorn,
like collapsed lungs. A blithering slur   
of face creams, an army of photocopies   
travelling on its stomach of acronyms,   
tooth paste tubes wrung rigid and dry.   
Also, two hundred and one tons
of crumpled bumpers wrapped in insurance   
claims, slag, coal dust, plastic trimmings,   
industrial excrementa. Lake Erie is returning   
our gifts.

       At first she thought she had won   
something. Now it slithers through the house,   
out windows, down the street, spreading   
everywhere but heading, mostly, west.   
Maybe heading is the wrong word,
implying shape and choice. It took
the shape of the landscape
it rippled across like the last blanket.
And it went west because the way lay open   
once again: not the same fecund rug
the earth grew when white people scraped   
their first paths to the Pacific
across the waves of the inland grasses.

Outside Ravenswood, West Virginia,   
abandoned cars shine in the sun
like beetlebacks. The ore it took
to make the iron it took to make the steel   
it took to make the cars, that ore
would remember the glaciers if it could.   
Now comes another grinding, but not—
thanks to our new techniques—so slow.   
The amiable cars wait stilly in their pasture.   
Three Edsels forage in the southeast corner   
like bishops of a ruined church.
There are Fords and Dodges, a Mercury   
on blocks, four Darts and a Pierce Arrow,
a choir of silenced Chevrolets.
And, showing their lapsed trademarks   
and proud grilles to a new westward   
expansion, two Hudsons, a LaSalle
and a DeSoto.

       I was hoping to describe
the colors of this industrial autumn—
rust, a faded purple like the dusty
skin of a Concord grape, flaking moss-
green paint with primer peeking   
blandly through, the garish macho reds   
insurance companies punish, the greys   
(opaque) and silvers (bright), the snob colors   
(e.g. British Racing Green), the two-tone   
combinations time will spurn like roadkill
(1957: pink and grey), cornflower
blue, naval blue, royal blue, stark blue, true
blue, the blacker blue the diver sees
beneath him when he plumbs thirty feet—
but now they are all covered,
rolling and churning in the last
accident, like bubbles in lava.

And now my Cincinnati—the hills   
above the river, the lawn that drained
toward Ricwood Ave. like a small valley of uncles,
the sultry river musk that slid
like a compromising note through my bedroom window—
and indeed all Cincinnati seethes. The vats
at Proctor & Gamble cease their slick
congealing, and my beloved birthplace
is but another whorl of dirt.

Up north near Lebanon and Troy and Rosewood,
the corn I skulked in as a boy
lays back its ears like a shamed dog.   
Hair along the sow’s spine rises.
The Holstein pivots his massive head
toward where the barn stood; the spreading stain
he sees is his new owner.

What we imagined was the fire-storm,
or, failing that, the glacier.
Or we hoped we’d get off easy,
losing only California.
With the seismologists and mystics
we say the last California ridge
crumble into the ocean.

And we were read with elegies:

O California, sportswear
and defense contracts, gasses that induce
deference, high school girls
with their own cars, we wanted
to love you without pain.

O California, when you were moored to us
like a vast splinter of melon,
like a huge and garish gondola,
then we were happier, although
we showed it by easy contempt.
But now you are lost at sea,
your cargo of mudslides and Chardonnays
lost, the prints of the old movies
lost, the thick unlighted candles of the redwoods
snuffed in advance. On the ocean floor
they lie like hands of a broken clock.

O California, here we come,
quoting Ecclesiastes,
ruinous with self-knowledge.

Meanwhile, because the muck won’t stop
for lamentation, Kansas succumbs.
Drawn down by anklets of DDT,
the jayhawk circles lower and lower   
while the sludge moils and crests.

Now we are about to lose our voices
we remember that tomorrow is our echo.   
O the old songs, the good days:
bad faith and civil disobedience,
sloppy scholarship and tooth decay.   
Now the age of footnotes is ours.
Ibid, ibid, ibid, ibid, ibid.

While the rivers thickened and fish   
rose like vomit, the students of water   
stamped each fish with its death date.   
Don’t let a chance like this go by,   
they thought, though it went by   
as everything went by—towers   
of water flecked by a confetti   
of topsoil, clucked tongues, smug   
prayers. What we paid too much for   
and too little attention to,
our very lives, all jumbled
now and far too big in aggregate   
to understand or mourn, goes by,
and all our eloquence places its
weight on the spare word goodbye.
William Matthews, “The Waste Carpet” from Selected Poems and Translations, 1969-1991. Copyright © 1992 by William Matthews. Reprinted with the permission of Houghton Mifflin Company. All rights reservedwww.houghtonmifflinbooks.com.

Fonte: Selected Poems and Translations (1992)

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Un francobollo che rappresenta la Plasticità

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Francobollo belga (circa 2000) (fonte)

Henry Moore è stato un famoso scultore britannico del ventesimo secolo.
Moore è diventato famoso per le sue opere astratte in bronzo di grandi dimensioni e per le sue sculture squadrate in marmo che evocano un gran senso di plasticità.
Il suo marchio di fabbrica sono state delle monumentali figure distese, motivo chiave ricorrente delle sue sculture con cui ha saputo esplorare le possibilità formali di una figura femminile resa quasi astratta e in continuo confronto con il paesaggio.

Link utili: The Henry Moore Foundation

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La plasticità nell'architettura, nell'arte e nel design: link utili.

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Zaha Hadid - Heydar Aliyev Center (fonte)

Il centro culturale Heydar Aliyev è un complesso culturale situato a Baku, in Azerbaigianed è stato progettato dall'architetto britannico-iracheno Zaha Hadid.
Il centro culturale Heydar Aliyev rappresenta una forma fluida che emerge dalla piegatura della topografia naturale del paesaggio e dell'avvolgimento delle singole funzioni. Tutte le funzioni del centro, uniti agli ingressi, sono rappresentate da pieghe in un'unica superficie continua. Questa forma fluida dà la possibilità di collegare vari spazi culturali e allo stesso tempo, fornisce una propria identità e privacy ad ogni elemento. 
Come si ripiega all'interno, la pelle erode via per diventare un elemento del paesaggio interno del centro culturale.

Link: Sito dell'architetto

JANSJÖ Lampada da lavoro a LED IKEA Puoi orientare facilmente la luce dove vuoi grazie al braccio e alla testa regolabili della lampada.
Ikea - JANSJÖ (fonte)

La JANSJÖ è una lampada da lavoro a LED prodotta dall'azienda IKEA e commercializzata nei colori bianco e nero ed è possibile orientare facilmente la luce dove si vuole grazie al braccio e alla testa regolabili della lampada.


volume

Yasuaki Onishi - Reverse of volume RG (fonte)

L'artista giapponese Yasuaki Onishi ha realizzato la sua installazione con la tecnica del “casting the invisible”: appoggia il grande telo su una pila di cartoni, lascia che le fibre sintetiche prendano la forma frastagliata e spigolosa delle scatole e poi le rimuove. L’artista, in questo modo, rovescia il senso della scultura come “forma fatta di materia”: la sua opera d’arte è una riflessione sulla natura dello spazio “in negativo” e del vuoto.
L'opera è realizzata in fibra sintetica traslucida e colla a caldo nera che scende dal soffitto della stanza della sala senza toccare il pavimento ed è stata commissionata dalla Rice Gallery di Houston per l'apertura ufficiale dell'Asia Society Texas Center.

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L'arcipelago delle parole e dei concetti legati alla Plasticità

16:03 Unknown 0 Comments



Mappa mentale della plasticità

Per realizzare questa mappa mentale ho utilizzato l'applicazione online Coggle, una startup inglese che permette di realizzare ed organizzare mappe mentali interattive online in modo molto semplice.

Link: Mappa interattiva

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La categoria Plasticità nelle lingue più usuali

15:23 Unknown 0 Comments



La parola plasticità nel linguaggio dei segni (grafica autoprodotta)




  • INGLESE: plasticity
  • FRANCESE: plasticité
  • SPAGNOLO: plasticidad
  • TEDESCO : Plastizität
  • CINESE TRADIZIONALE : 可塑性 (Kěsùxìng)
  • RUSSO : пластичность (plastichnost’)
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    Definizione della Categoria

    13:34 Unknown 0 Comments

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    Agesandro, Atanodoro, Polidoro - Laocoonte e i suoi figli (fonte)


    plasticità s. f. [der. di plastico1]. – In genere, l’essere plastico; qualità, caratteristica di ciò che è plastico. 

    1. Nel linguaggio tecn., la proprietà di un materiale solido di deformarsi plasticamente, cioè di subire deformazioni di notevole ampiezza che permangono al cessare della sollecitazione che le ha prodotte: la p. del piombo, della cera, dell’argilla impastata con acqua. In partic., nella meccanica delle terre, p. del terreno, la sua attitudine a conservare la forma che gli si dà quando è bagnato e a ritenerla in seguito a disseccamento (dipende dalla quantità di argilla e acqua presenti nel terreno stesso, oltre che dalla sua struttura); limite di p., uno dei tre indici di Atterberg (v. limite, n. 2 a) per un terreno argilloso: caratterizza il grado di consistenza di un’argilla nello stato fisico di passaggio tra lo stato plastico e quello semisolido (o polverulento); viene determinato sperimentalmente preparando un certo numero di provini del terreno, ed è espresso dal valore del corrispondente contenuto percentuale in acqua. 

    2. In embriologia sperimentale, la capacità di una parte dell’uovo o dell’embrione di evolversi diversamente dal proprio destino, qualora sia sottoposto a nuove condizioni sperimentali (per es., nei trapianti e negli espianti); è detta ancheindeterminazione. 

    3. In neurofisiologia, la capacità di adattamento del sistema nervoso alle mutevoli condizioni interne ed esterne, che consente, per es., il ripristino, sia pure parziale, di una funzione perduta per la soppressione del relativo centro grazie all’attività sostitutiva di altri centri: tale proprietà, particolarmente accentuata nei livelli più elevati del neurasse (corteccia cerebrale, centri sottocorticali) e alla base di funzioni, meccanismi e processi (memoria, apprendimento, condizionamento, abitudine) studiati dalla psicologia sperimentale, è oggi interpretata come la conseguenza di variazioni della trasmissione degli impulsi a livello sinaptico in determinati punti dei circuiti nervosi. 

    4. Con riferimento a opere di arte figurativa, il valore essenzialmente scultorio dell’opera stessa, ossia l’impressione di rilievo che essa suggerisce all’osservatore: la drammatica p. del gruppo del Laocoonte; la p. degli affreschi michelangioleschi; per estens., anche di opere letterarie: una descrizione priva di p.; immagini di straordinaria plasticità. 

    5. In senso fig., attitudine del carattere umano ad essere plasmato dall’educazione e dagli eventi: p. psichica; è un ragazzo di notevole p. mentale; anche, capacità di adattamento a circostanze di vita e d’ambiente diverse da quelle abituali.

    Fonte: Treccani

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